Il numero minimo di casi salva vite?
Mancanza di concorrenza tra gli ospedali svizzeri
Gli obiettivi del nuovo finanziamento ospedaliero introdotto nel 2012 includevano, tra l’altro, la promozione della concorrenza e la creazione di trasparenza relativamente all’economicità e alla qualità. Partendo da questi obiettivi si poteva prevedere una maggiore specializzazione degli ospedali; questo approccio è stato attuato, ad esempio, dall'ospedale Santa Clara di Basilea. Il reparto di traumatologia ortopedica è stato trasferito a metà 2016 alla Merian Iselin Klinik, per specializzarsi come centro tumori e per l’addome. Dal punto di vista della Cooperativa di acquisti HSK, l’ospedale Santa Clara di Basilea ha così contribuito enormemente alla specializzazione e alla promozione della concorrenza tra gli ospedali. Tuttavia, cambiamenti di questo tipo rappresentano perlopiù l’eccezione e i numeri minimi di casi promuoverebbero questo sviluppo.
I cantoni vanno all’attacco
I numeri minimi di casi rappresentano un numero fisso di operazioni in un determinato settore specialistico. Se questo numero non viene raggiunto, un ospedale può perdere il mandato di prestazioni per tali interventi. Questo controllo viene già impiegato da diversi cantoni. Dal 2019, a Zurigo verrà introdotto il numero minimo di casi per ogni operatore. Questo nuovo regolamento e l’ampliamento delle disposizioni a sempre più gruppi di prestazioni sono solo due dei motivi che agitano sempre di più gli animi nella sanità.
Gli ospedali regionali si difendono
Proprio queste disposizioni, insieme alle modifiche delle liste ospedaliere cantonali rappresentano grandi ostacoli da superare per alcuni ospedali, che quindi si difendono con veemenza contro questo intervento normativo. Soprattutto gli ospedali regionali riconoscono molti stimoli errati nell’impiego del numero minimo di casi: da un lato temono che in questo modo si accentui la tendenza alla centralizzazione delle cure di base, mettendo così in pericolo l’assistenza medica regionale; dall’altro hanno paura che gli ospedali regionali non riescano più a stare al passo con gli ospedali centrali per il reclutamento del personale e l’offerta di formazione medica.
Il Dr. med. Josef E. Brandenberg, specialista in chirurgia ortopedica e traumatologia e presidente FMCH, ritiene che l’incremento quantitativo sia un grosso errore: le disposizioni sul numero minimo dei casi spingono a generare altri casi, portando così a un approvvigionamento eccessivo. Per arrivare al numero di casi prescritto, si ha un ampliamento indesiderato delle quantità.
L’ulteriore generazione di casi è uno dei principali argomenti contro le disposizioni per ogni operatore. Secondo Rolf Gilgen, CEO Ospedale Bülach, mancano persino le basi legali per il numero minimo di casi per operatore e non esiste nessun legame comprovabile con la garanzia di qualità. Non è contrario al concetto generale di quantità minima, ma la ritiene del tutto inadeguata per le cure di base. Gilgen reputa che questo processo metta in pericolo l’assistenza medica decentralizzata. Se i mandati di prestazioni verranno assegnati sempre più severamente in base al raggiungimento del numero di casi minimi, in futuro per gli ospedali regionali sarà sempre più difficile lavorare in modo economico.
Strumento di controllo della qualità
Le disposizioni sul numero di casi minimi sono state introdotte allo scopo di garantire un buon livello qualitativo degli ospedali nelle singole prestazioni specializzate. Per Brandenberg, la qualità non si definisce però solo dal numero di casi minimi. Secondo Lukas Engelberger, consigliere di Stato e direttore del Dipartimento della sanità di Basilea Città, si tratta però di uno strumento efficace e necessario per garantire la qualità del trattamento nelle singole aree mediche. Il requisito fondamentale per essere sulla lista cantonale degli ospedali è infatti una buona qualità del trattamento.
Anche il Prof. Dr. Hans Heinzer, sostituto responsabile medico della Martini-Klinik di Amburgo (DE), considera la disposizione sulle quantità minime come un fattore importante per il miglioramento della qualità delle cure mediche. È favorevole a un’analisi trasparente della qualità dei risultati, affinché sia possibile effettuare un confronto standardizzato della qualità tra le cliniche. Soprattutto i patienti trarrebbero un vantaggio conoscendo in quali ospedali potrebbero ricevere le migliori cure al loro trattamento.
Secondo Susanne Hochuli, presidentessa dell’Organizzazione svizzera dei pazienti, e Rolf Gilgen è chiaro: si deve pensare al di sopra dei Cantoni, nelle cosiddette regioni di approvvigionamento. Solo con la collaborazione di tutte le istituzioni di una regione di approvvigionamento e coordinando i vari percorsi dei pazienti, si riesce a migliorare la qualità.
Punto di vista della cooperativa di acquisti HSK
Anche HSK ritiene che in futuro si debba pianificare per regioni di approvvigionamento. Anche in questo caso, nell’ottica delle trattative tariffali sarebbe opportuno introdurre un numero minimo di casi a livello di tutta la Svizzera o perlomeno di tenerne conto nella definizione dei prezzi. Secondo un’analisi interna infatti, numerosi piccoli ospedali con un esiguo numero di casi, operano in modo inefficiente e non economico.
Tuttavia, si dovrebbe prediligere una regolamentazione del mercato tramite la concorrenza tra ospedali, piuttosto che un intervento statale. Senza perdere di vista il mandato di approvvigionamento, gli ospedali dovrebbero unificare maggiormente le loro prestazioni, concentrandosi su determinati settori chiave.
7° convegno della Cooperativa di acquisti HSK
I diversi punti di vista dei relatori al convegno promettono presentazioni molto interessanti e tavole rotonde estremamente vivaci. Marco D’Angelo, vicedirettore dell’Ufficio federale di statistica, fornisce con la statistica medica degli ospedali la base per la discussione.
Gli inviti al settimo convegno della Cooperativa di acquisti HSK del 30 agosto 2018 cominceranno ad essere inviati nelle prossime settimane. Contiamo su una partecipazione numerosa e su interessanti scambi di opinioni sul tema «Il numero minimo di casi salva vite? »
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Data di pubblicazione
9. maggio 2018