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Trasparenza dei dati: parlano i cantoni (parte 1) – Intervista a Peter Indra

«Trasparenza nel settore sanitario: continuare alla cieca o finalmente una visione chiara?» Ne parliamo in un’intervista in due parti a Peter Indra, a capo dell’Ufficio per la salute del Canton Zurigo. L’edizione di giugno della newsletter è dedicata alla pianificazione dell’assistenza sanitaria.

Nell'immagine: Peter Indra, a capo dell’Ufficio per la salute, Canton Zurigo

Nell'immagine: Peter Indra, a capo dell’Ufficio per la salute, Canton Zurigo

Signor Indra, come viene pianificata l’assistenza stazionaria nel sistema sanitario svizzero?

La legge federale sull’assicurazione malattie (LAMal) stabilisce che i cantoni devono coprire il fabbisogno ospedaliero della popolazione. Per prevedere il fabbisogno tengono conto di fattori come raggiungibilità, accessibilità, economicità e offerta regionale esistente. Il coordinamento intercantonale prescritto dalla LAMal «sarà l’obiettivo del futuro con la O maiuscola per noi cantoni». L’assistenza sanitaria dovrebbe orientarsi ai flussi intercantonali di pazienti e non ai confini tra i cantoni. Tuttavia, ci possono essere notevoli differenze nelle specificità dei cantoni, perciò variano anche la necessità di coordinamento e i fattori da considerare. 

Su quale base di dati e fatti si appoggia il Canton Zurigo nella pianificazione dell’assistenza sanitaria stazionaria? Quali sono le differenze rispetto agli altri cantoni?

Tutti i cantoni elvetici hanno a disposizione una fonte di dati importante come la Statistica medica degli ospedali compilata dall’Ufficio federale di statistica (UST). In più, i cantoni hanno la possibilità di raccogliere dati supplementari dai fornitori di prestazioni. Il Canton Zurigo ha iniziato a richiedere dati supplementari già 15 anni fa. Con la nostra piattaforma per la raccolta di dati ospedalieri SDEP ZH siamo all’avanguardia in Svizzera. Oltre a fornirci dati supplementari come ad es. informazioni demografiche, numeri minimi di casi, codifiche mediche o specificità della degenza, il tool cantonale ci permette di avere dati più rapidamente fruibili (e quindi più aggiornati) per la pianificazione. I dati vengono raccolti direttamente da noi come cantone, senza passare dall’UFAS. Oltre a questo, da anni chiediamo agli ospedali la contabilità per unità finale d’imputazione (SDEP-KTR) che riporta i dati sui costi, i ricavi e l’imputazione dei costi ai casi stazionari (come nella statistica dei costi per caso SwissDRG). Il grande vantaggio: «come cantone possiamo esprimere un giudizio più fondato sull’economicità delle strutture ed effettuare confronti più oggettivi rispetto, ad esempio, agli assicuratori perché abbiamo i dati complessivi.» 

In entrambe le rilevazioni, sui dati medici e dei costi, il nostro cantone investe inoltre una grande quantità di risorse nella plausibilizzazione dei dati per fare in modo che la loro qualità sia elevata. Tuttavia, finora mancano ancora i dati relativi alla qualità degli esiti e delle indicazioni. Ci stiamo lavorando.

Non sarebbe opportuno estendere il sistema di raccolta dei dati del Canton Zurigo all’intero territorio nazionale e condividere i dati disponibili con tutti gli attori?

Credo che la responsabilità sia del Dipartimento federale dell'interno (DFI), dell’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) e dell’Ufficio federale di statistica (UST). Da un lato, sarebbe opportuno armonizzare i dati disponibili in tutta la Svizzera e riunirli in una banca dati. La pandemia ha messo in evidenza quanto sarebbe urgente un intervento di questo tipo. Noi, come cantone, stiamo dialogando con l’UFAS per valutare se l’ufficio potrebbe lanciare una soluzione unica nazionale ispirata alla piattaforma per la raccolta di dati SDEP. Dall’altro lato, sulla scorta della necessaria digitalizzazione della sanità, varrebbe la pena mettere a punto un concetto complessivo sui dati per la gestione del sistema sanitario. «Tutti dovrebbero avere accesso agli stessi dati». Finché i dati verranno raccolti soltanto per uno scopo preciso, anonimizzarli potrebbe aiutare a renderli accessibili a tutti e non solo per la finalità prestabilita.

Passiamo ora alla pianificazione dell’assistenza sanitaria ambulatoriale: cosa c’è di diverso? Come sono i dati in ambito ambulatoriale? Ci sono differenze tra i cantoni?

«I normali principi che ho descritto in relazione alla pianificazione dell’assistenza sanitaria stazionaria valgono anche in ambito ambulatoriale.» Da questo punto di vista, quindi, ambulatoriale e stazionario sono molto simili. A differenza della pianificazione dell’assistenza sanitaria stazionaria, però, la pianificazione ambulatoriale non è l’esito di bandi pubblici e assegnazioni di mandati di prestazioni. L’attività è disciplinata mediante il rilascio di autorizzazioni ad esercitare a carico dell’assicurazione obbligatoria delle cure medico-sanitarie (AOMS). «Di conseguenza, l’attenzione non è concentrata sul confronto tra i singoli fornitori di prestazioni bensì sulla scelta delle specializzazioni in cui limitare il numero di autorizzazioni future.»

Tuttavia, finora non c’è stata una pianificazione dell’assistenza sanitaria ambulatoriale. Noi cantoni abbiamo ricevuto da poco questo mandato dal Consiglio federale e dal Parlamento. Di conseguenza, la situazione dei dati è completamente diversa rispetto al setting stazionario: «in ambito ambulatoriale, a livello nazionale, stiamo ancora andando più o meno alla cieca». In primo luogo, bisognerebbe creare una base di dati completa nel setting ambulatoriale. Finora, i dati migliori sono giunti dagli assicuratori. Tuttavia, per la maggior parte sono stati raccolti a fini di conteggio e non di monitoraggio delle prestazioni. In ambito ambulatoriale mancano ancora dati completi e affidabili come ci sono in ambito stazionario.

La rilevazione MAS dell’Ufficio federale di statistica (UST) è stata un buon inizio in termini di raccolta di dati ambulatoriali. «Tuttavia, è tragico il fatto che molti cantoni non sono nemmeno in grado di dire, ad esempio, quante ore settimanali lavorino i loro medici. Di fronte a un aumento così marcato dei costi ambulatoriali, possiamo e dobbiamo chiederci criticamente se una certa offerta è davvero necessaria o se invece risulta superflua.» Per farlo, è necessario giungere a un consenso nazionale sul fabbisogno effettivo in ambito ambulatoriale. L’assistenza sanitaria ambulatoriale presenta forti disparità tra i cantoni con situazioni di carenza e altre di eccesso dell’offerta, a seconda della specializzazione.

A suo avviso, fino a che punto i fornitori di prestazioni sarebbero disposti a divulgare i dati per la pianificazione dell’assistenza sanitaria?

Con la nuova normativa, i fornitori di prestazioni ambulatoriali sono obbligati a divulgare i dati. I medici, però, non sono abituati a essere soggetti a una gestione dall’alto. È un processo di cambiamento e per questo stiamo portando avanti un dialogo intenso con le associazioni degli ospedali e dei medici. Più andiamo verso il conteggio elettronico, più automatizzata può essere la raccolta dei dati in Svizzera e credo che il livello di accettazione sarà più alto. La sfida principale nella pianificazione ambulatoriale è però costituita, a mio avviso, dall’inclusione degli ambulatori ospedalieri, che a loro volta sono oggetto del blocco delle autorizzazioni. Non ci sono ancora abbastanza statistiche affidabili a livello di singolo ospedale sulla suddivisione del personale tra stazionario e ambulatoriale. C’è poi un’altra questione che emerge: il principio della garanzia dei diritti acquisiti nelle autorizzazioni può far sì che i medici più giovani e con una migliore formazione non possano aprire un nuovo studio medico perché ci sono colleghi più anziani che continuano a praticare oltre l’età di pensionamento.

L’intervista prosegue nella prossima edizione

Nella prossima edizione della newsletter, pubblicata in autunno, scoprirete quanto sono trasparenti le approvazioni e le definizioni delle tariffe a livello cantonale e in che modo il Canton Zurigo tiene conto degli interessi economici nella politica sanitaria.

L’intervista: Verena Haas

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Ritratto di Peter Indra

Peter Indra è responsabile dell’Ufficio per la salute del Canton Zurigo dall’aprile 2021. In questa funzione, a maggio 2021 ha assunto anche la responsabilità generale per la gestione della pandemia nel cantone. In precedenza, si è occupato di pianificazione e finanziamento delle cure acute e di lunga durata nel Cantone Basilea Città rivestendo il ruolo di responsabile dell’assistenza sanitaria per oltre 9 anni (2012−2021). Nella sua carriera ha occupato altre posizioni importanti come direttore generale dell’assicuratore malattia SWICA (2010−2012), vicedirettore e responsabile dell’Unità di direzione assicurazione malattia, infortunio e militare dell’UFSP (2006−2010), presidente della CFPF (Commissione federale delle prestazioni generali e delle questioni fondamentali), della CFM (Commissione federale dei medicamenti) e della CFAMA (Commissione federale delle analisi, dei mezzi e degli apparecchi EMAp), è stato consulente indipendente nel settore sanitario (2005−2006) e ha esercitato diverse mansioni specialistiche e dirigenziali presso l’assicuratore malattia Helsana (1998−2005), arrivando fino alla posizione di responsabile medico dell’Acquisto di prestazioni e membro della Direzione. In precedenza, ha seguito la formazione da medico specialista FMH in ortopedia e traumatologia chirurgica esercitando diverse attività cliniche negli ospedali. Peter Indra è titolare di una laurea e un dottorato in medicina presso l’Università di Zurigo.

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Ulteriori informazioni

https://www.zh.ch/de/gesundheit/spitaeler-kliniken/daten-statistiken-spitaeler.html

Il suo contatto diretto

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Eliane Kreuzer

Direttrice
T +41 58 340 64 92
eliane.kreuzer